mercoledì 30 agosto 2006

Tre cavalli


Sono di nuovo sotto questo cielo da alcuni giorni, a casa. Qui, come a Londra, è da poco cominciata una nuova giornata. Una giornata come le altre, per il calendario di molti. Per il mio calendario, quello che marca lo scorrere della mia esistenza, oggi è la giornata del giudizio, quello implacabile ed inappellabile, quello che decide tra la vita e la morte. Nei giorni londinesi non mi sarei mai immaginata di dover accompagnare la malattia di mia madre e di affrontare tutto questo con la forza e la lucidità che invece segnano le mie giornate. Bene, forse non faccio che trovarmi di fronte ad un nuovo anticorpo, regalatomi da una tanto attesa crescita che Londra ha così bene indirizzato.
Adesso mi trovo ad abitare questa casa in dolorosa solitudine, con il pensiero rivolto a quella stanza di ospedale e a chi la abita, assaporando l’amarezza di non poter pregare e la durezza dell’attesa, nella speranza che questa notte voli via insensibilmente.
In questi giorni ho dovuto adattarmi ad abitare di nuovo spazi non più familiari, a vivere relazioni illanguidite e sfocate dallo scorrere degli anni, a recuperare abitudini e movenze perse da tempo. Ma è tutto così terribilmente necessario, adesso.
Domani andrà tutto bene, ne sono certa. Ti resta ancora un cavallo, tesoro mio.

“Tre anni una siepe, tre siepi un cane, tre cani un cavallo, tre cavalli un uomo”
Erri De Luca, Tre cavalli.

1 commento:

Anonimo ha detto...

non accompagnare questa malattia... opposizione ferrea e decisa, forte come ti sei scoperta e, del resto, sei sempre stata. Accompagna invece il suo terzo cavallo che, puledro, ha una gran voglia di imparare a galoppare.
quando vuoi...
Molino