martedì 22 aprile 2008

Silenzio stampa

E’ esaurita la mia settimana di “silenzio stampa”. Lo sapevo, lo sapevamo, credo. Credo di poter parlare a nome di molti adesso. Ma quello che mai mi sarei immaginata è una vittoria così schiacciante ed umiliante, nonostante l’andamento della campagna elettorale degli ultimi giorni, così carica di cedimenti, di passi falsi da parte di una destra che mi sembrava aver gettato la maschera per mostrare il suo vero volto arrogante e violento. Certo mai mi sarei aspettata che dopo l’uscita sull’“eroe Mangano”, Raffaele Lombardo sarebbe riuscito a doppiare la Finocchiaro e che così tanti italiani avrebbero scelto, nel silenzio dell’urna, la prepotenza padana.
Adesso sono in attesa, come tutti. In attesa di questi nuovi ministri, con il nome di Sandro Bondi che aleggia sulle nostre teste di poveri insegnanti precari. Inizia anche la riflessione sulle nostre colpe, con tutti che accusano tutti, in una montante comicità che ha dell’assurdo e che passa da Veltroni che dice di non aver avuto tempo, per arrivare a Diliberto che continua a ragionare sui simboli, dimostrando, ancora una volta, il suo totale scollamento dalla realtà. Che Italia. Quella di sempre, mi verrebbe da dire. Perché in fondo, a parte la parentesi delle elezioni del 1976, il nostro paese è sempre stato moderato-conservatore. Sì, a parte la parentesi del 1976, quando apparivano orami aperti quegli spazi di “felicità pubblica” in grado di trasformare il nostro paese. “Paese mancato”, come lo chiama Guido Crainz, “mancato” perché presto fagocitato dalla violenza degli anni a venire e stordito dagli Ottanta che hanno poi partorito quel modello (tutto italiano) che è il berlusconismo. Non riesco molto a scrivere della sconfitta elettorale in questi giorni, nonostante io abbia avuto una precosissima iniziazione alla politica che è presto diventata per me come una seconda pelle. Sarei nuda, senza politica, non sarei la Barbara che sono. Eppure oggi questo antico amore mi rende muta, incapace di emettere persino un sibilo, mentre dentro ho una rabbia che vorrebbe esplodere in un urlo. Guardo i miei ragazzi che mi chiedono che cosa penso di questo risultato e vorrei gridare anche per loro, che, lobotomizzati come sono dalla pseudo-cultura di questa Italia, non sanno neppure che cosa significhi urlare.

domenica 6 aprile 2008

Tutta la vita davanti



La mamma di Costanza mi confessa che la figlia si è innamorata delle mie materie, che le studia con assidua frequenza ed impegno e che vorrebbe iscriversi al corso di laurea in filosofia, fra due anni. Dice anche che è molto timorosa per il futuro e che, sicuramente, alla fine opterà per una scelta universitaria che garantisca, non certo il lavoro, ma almeno qualche possibilità in più. A termine del suo racconto aggiunge: "Sa, lei mi capisce, io le ho anche detto: 'lo vedi quanti sacrifici sta facendo la tua prof!". E’ stato un colloquio che mi ha arricchito molto, che mi ha fatto tornare a casa con il sorriso, con una gratificante conferma che sto facendo bene il mio lavoro, ma anche con tanti pensieri. Torno a pensare alla Barbara del liceo, al suo poter-essere di quegli anni, a tutte le riflessioni e tutto l’entusiasmo e lo scoramento che accompagnarono la mia scelta. Anche per me c’è stato un prof., anzi "il prof.", a cui continuo ancora a scroccare qualche cena, ritenendolo l’unico responsabile della mia “carriera” di docente di filosofia e quindi della mia precaria condizione economica. Insomma, ci siamo accordati per una sorta di “alimenti”, che lui e sua moglie mi passano almeno una volta ogni due mesi, invitandomi a cena e dedicandomi ore sempre incantevoli (anche per il vino…che in casa loro non manca proprio mai…). E mi fa un piacere immenso sapere che io possa essere, per alcuni di loro, quello che Paolo è stato per me: un mentore, una guida, un modello di serietà ed impegno. A proposito, ora che ci penso, sicuramente ci vedremo per piangere insieme sui risultati elettorali di lunedì 14.
Con il pensiero fisso a Costanza lascio la mia mente ripercorrere quegli strani e tortuosi percorsi che mi hanno portato sulla laguna: comincio da quella casa in quella triste periferia pisana che, a vederla oggi, sembra proprio un altro mondo, penso alle lezioni alle scuole private, alla mia esperienza fiorentina, a quella parentesi quinquennale di ricerca all’Università di Firenze che, a parte Londra, ha rappresentato l’atto più oscuro di tutta la commedia della mia vita. Sì, perché fortunatamente, è stata proprio una commedia: bella, divertente, piena di sorprese. E anche oggi, nonostante quei sacrifici che la signora S. usa come minaccia contro sua figlia, credo che non vorrei fare altro che questo e credo di aver fatto bene, quando davvero avevo “tutta la vita davanti”, ad imboccare quel sentiero anziché un altro. Così, dopo tutte queste riflessioni sulle mie scelte passate, me ne sono andata a Roma a vedere l’ultimo film di Virzì con Riccardo e con Alida, che mi ha accompagnato in questo viaggio fin dalla partenza pisana e che, come me, arranca un po’ vicino al traguardo. Sprofondata in una poltroncina di un multi-sala, mi sono goduta il nuovo gioiellino di Virzì (maledetti toscani, direbbe qualcuno!) ed ho deciso che inviterò la mia alunna a vederlo. Non so che effetto le farà: è probabile che la spaventi ancora di più o forse, che la porti a credere che, in fondo, potrebbe valerne la pena. Qualunque sarà la sua scelta, invidio la sua età così infarcita di incertezze e di paure, ma così piena di possibilità e di strade da imboccare e mi piace pensare che, forse, di fronte a quei bivi, anche un po’ della mia filosofia spicciola servirà a qualcosa. Brava Costanza e bravo Virzì, che ci hai offerto allo sguardo una delle nostre, tante, indistinguibili, caverne platoniche (ma proprio una mamma che muore di cancro dovevi metterci, per farmi commuovere fino alle lacrime???)


Culodritto, cosa vuoi che ti dica?
Solo che costa sempre fatica
e che il vivere è sempre quello, ma è storia antica, Culodritto... …
dammi ancora la mano,
anche se quello stringerla è solo un pretesto
per sentire quella tua fiducia totale che nessuno mi ha dato o mi ha mai chiesto;
vola, vola tu, dov’io vorrei volare
verso un mondo dove è ancora tutto da fare
e dove è ancora tutto, o quasi tutto...
vola, vola tu, dov’io vorrei volare
verso un mondo dove è ancora tutto da fare
e dove è ancora tutto, o quasi tutto, da sbagliare...
Francesco Guccini, Culodritto