giovedì 5 luglio 2007

A scuola da Berlusconi

Stamani appena sveglia ero in preda a un senso di smarrimento. Velata da una sensazione di tristezza riflettevo su molte cose: sull’apparente guarigione di mia madre, sull’incertezza del mio lavoro, così amato ma così insicuro, sulla lontananza che mi separa da questo nuovo amore. Era come se, ancora una volta, vedessi i miei più profondi desideri rimandati in un nebuloso domani. Ma per fortuna, qualcosa è venuto in mio aiuto, facendomi godere della gioia di abitare questo straordinario e formidabile paese. Al tavolo di cucina, assonnata di fronte alla mia colazione, ho cercato nei programmi televisivi dell’alba qualcosa che mi svegliasse dal torpore e mi desse la carica. Ed è arrivato questo qualcosa, presto, prestissimo. Una giovanissima deputata forzista, identica a tutte le altre, imbalsamata nella sua bellezza, ha informato gli italiani mattinieri che il presidente Berlusconi ha istituito una scuola per la formazione delle giovani leve del suo “partito”. La deputata ha poi precisato che la scuola, che si chiamerà ovviamente, “scuola del pensiero liberale”, fornirà un supposto formativo a tutti coloro che, alla vigilia della discesa in campo in politica, vogliano acquisire una solida preparazione sui fondamenti del pensiero liberale.
Consiglierei un corso monografico sul Trattato sul governo di John Locke, dove il filosofo inglese parla di divisione dei poteri e, soprattutto, dei limiti al diritto di proprietà. Consiglieri anche, e vivamente, un corsetto sulla visione liberale dei rapporti tra stato e chiesa, tra potere politico e potere religioso. Inviterei a partecipare a quest’ultimo non solo il casto Formigoni, che di Berlusconi si dichiara seguace ed ammiratore, ma anche il caro Walter Veltroni che sembra essersi immolato alla causa del Pd. Qualche lezione di laicità non farebbe male a nessuno, soprattutto a chi sta per aprire la porta alla Binetti & Co. Buona scuola a tutti.

Registro di classe

Mi sono lasciata di nuovo affanscinare dalle pagine di quel testamento narrativo che è Registro di classe di Sandro Onofri. Mi ha accompagnato per tutto l'anno scolastico, some stimolo alla riflessione. Trascrivo le due pagine più belle, nonostante la lunghezza.

"Quelli che di questi tempi, con gli scrutini, non fanno che interrogare e interrogare. Quelli che tanto non serve a niente. Quelli che lo sciopero è solo una perdita di tempo. Quelli che chi sciopera crea disagio solo ai colleghi. Quelli che fate come volete basta che non mi fate tornare di pomeriggio un’altra volta. Quelli che per quello che ci danno. Quelli che io, con questi studenti qua, posso concedere al massimo un cinque. Quelli che io do tutti sei, mica voglio tornare a fare il recupero. Quelli che ma queste sono bestie, cosa gli vuoi dare? Quelli che la scuola sarebbe così bella se solo non ci fossero i ragazzi. Quelli che noi, che facciamo i professori, lo facciamo per una vocazione. Quelli che nessuno lo capisce. Quelli che è così bello stare in mezzo ai giovani. Quelle che, ehi, sbrighiamoci, a me alle cinque se ne va via la baby-sitter. Quelli che senta, Preside, lei deve prendere provvedimenti con questa classe qui. Quelli che, con questi giovani, che si presentano con il cappellino in tesa, e il chewingum in bocca. Quelli che io fra dieci giorni sarò in settimana bianca. Quelli che a me mi mancano solo due anni per la pensione. Quelli che a me ne mancavano tre, ma mi hanno fregato. Quelli che lasciano la macchina alla stazione, sennò lo stipendio se ne va via per la benzina. Quelli che io sono un professore serio, i miei voti vanno dal due al cinque. Quelli che ma com’è, com’è che le colleghe so’ diventate tutte racchie? Quelli che in questa cazzo di scuola non c’è manco una saponetta. Quelli che ma dopo, c’è qualcuno che mi dà un passaggio? Quelli che ma in gita chi ci va quest’anno? Quelli che abbiamo studiato tanto e guarda come ci ritroviamo. Quelli che tanto puoi insegnargli quello che ti pare, questi quando escono da qui cosa credi che gli resta? Quelli che l’hai vista la supplente di ginnastica quanto è bona? Quelli che ma quando ci danno la maturità? Quelli che basta, basta fare gli psicologi, qui chi non fa non merita. Quelli che tanto lo so, vi lamentate a poi a fine anno promuovete tutti. Quelli che io non ero così. Quelli che invece no, questo ragazzo è proprio educato, buono, non disturba mai, sta zitto zitto: sette! Quelli che è tutta fatica sprecata. Quelle che ma dove l’hai comprato ‘sto cappottino? Quelle che se rinasco voglio fa’ la bidella. Quelli che queste giovani generazioni, senza valori, senza più padri. Quelli che a noi ci dovrebbero dare l’indennità per i rischi che ci accolliamo. Quelli che la loro materia la sanno così, non c’è mica bisogno di studiare. Quelli che ma tu non sei un po’ troppo largo di maniche? Quelli che io oggi il verbale non lo scrivo. Quelli che i genitori sono peggio dei figli. Quelli che, per questi qui, quello che so basta e avanza. Quelli che guardano quelli che e pensano: questi, beati loro, questi non hanno ancora capito".

Sandro Onofri, Registro di classe.

Bilanci

Sforzo a registrare le emozioni di queste ultime settimane, nonostante sia difficile menzionarle tutte e dare loro voce . E' finito il primo, vero, intenso anno di scuola. Ho salutato i ragazzi sciogliendo, come al mio solido, il nodo di pianto che mi bloccava il respiro, lasciando cadere qualche lacrima, non prima però di un coinvolgimento in una lotta bambinesca con le pistole ad acqua.
E’ arrivato, inevitabile, il momento dei bilanci che, ogni volta, perfezionista ed esigente come sono verso me stessa, mi trovano sempre perdente. Gli errori non si contano. Sciocchi, irragionevoli e a volte inspiegabili, dettati da una acerba esperienza ma anche da una endemica approssimazione che dovrò imparare, nolens volens, a superare.
Eppure, nonostante i rimproveri, so che non solo non potrei essere diversa da come sono, ma che, in fondo, non lo desidero neppure. Adesso non indosso più quella penosa maschera che tanto mi soffocava all’università e posso tornare ad essere quella che sono. Niente più farse, niente più finzioni. Adesso ho ripreso il potere di essere me stessa. In questi giorni pensavo che se non avessi provato quella rabbia e quel disgusto trasformatisi in coraggio, adesso sarei inchiodata ad una scrivania, a dipendere, quotidianamente, da una volontà altrui, arrogante ed arbitraria. Ed invece sono ancora in mezzo ai miei ragazzi, anche se non so per quanto. Le graduatorie, in fondo, non hanno rappresentato una brutta sorpresa, e sono anzi un buon inizio, nell’attesa che la snervante estate del precario finisca. Che inizia domani, ad esami finiti.