domenica 16 luglio 2006

Paure

Ho sempre tremato al pensiero della morte. Solo la certezza che condivido questa sorte con il resto degli esseri umani mi rende la paura più sopportabile. Ma continuo ancora a chiedermi quando e come sarà, se ne avrò sentore, se riuscirò a guardarla in faccia, magari a metterla alla porta, anche se non per sempre.
Ho sempre tremato al pensiero dell’abbandono. La mia abitudine alla simbiosi mi ha reso incapace, per anni, di pensarmi sola, di scegliere il mio cammino libera dal giudizio e dal pensiero degli altri, siano questi i genitori, i colleghi, gli amici.
Ho sempre tremato al pensiero di non essere all’altezza.
Ho sempre tremato di fronte alle sfide, convinta che non ce l’avrei fatta.
Ho sempre tremato di fronte all’idea di avere un figlio, o meglio una figlia, convinta che non sarei riuscita a dire quel “per sempre” che dici solo a colui, o colei, che metti al mondo.
Ho sempre tremato di fronte al pensiero di non restituire quello che ti viene dato.
Adesso sto tremando di fronte alla vita, indecisa se afferrarla, se accettarne l’imprevedibilità, se incamminarmi per le sue salite e riprendere fiato nelle discese. Adesso ho capito che ho sempre preferito la sicurezza alla libertà, il certo all’incerto, la morte alla vita.
Oggi al parco di Finsbury ho cercato di respirare a pieni polmoni ed ho capito che adesso non posso più avere PAURA.

Questa è la pagina di oggi:
"Mir zainen do (Noi siamo qui): è un canto yiddish dei partigiani del ghetto di Vilna, in Lituania.
Noi siamo qui: ci sono momenti in cui le fibre sfilacciate di un popolo si rianimano e nasce nella resistenza all'oppressione una nuova consistenza. Essa comincia sempre con una specie di 'eccomi'. [...] Eccomi è voce dei momenti di verità, quando si è chiamati a rispondere di sì. E' il passo avanti, lo scatto che fa uscire dai ranghi e porta a uno sbaraglio. E' la parola più bella che si possa pronunciare in quei momenti, un dichiararsi pronti, anche se non lo si è affatto. Prima di usarla bisognerebbe allenarsi a pensarla più spesso.
Buona fortuna a chi dovrà pronunciare oggi il suo difficile 'eccomi'"
Erri De Luca, Alzaia

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