mercoledì 21 marzo 2007

Il sacro a Jasna Gora

Mi chiedo nuovamente come possa non sentire mai, in me, il richiamo del sacro. Preclusa ogni via alla trascendenza, chiuso ogni passaggio verso una dimensione altra, verso un sacro iperuranio, mi sento ancora di più ancorata al terreno, al concreto, al corpo. Nessun contatto con il divino, ma solo preghiere che restano strozzate in gola, prive come sono di qualsiasi destinatario. E così oggi, nonostante in questo luogo sacro abbia provato compassione, nel senso originario di un con-sentire, con coloro che rivolgevano all’Eterno le loro suppliche, non ho saputo dedicare a mia madre neppure una preghiera. Anzi, ho cercato di allontanare dalla mia mente il pensiero di lei, per non alzare al cielo, anziché preghiere, irrisolvibili domande e rancorose maledizioni.
Mi sento un animale senza Dio, con le braccia conserte, a contemplare il nulla.

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