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Ancora una nuova emicrania. Ho cercato di stemperarne l’arroganza con una nuova supposta, l’ennesima. Mi uccideranno, questi farmaci mi uccideranno. Cerco di non abusarne, ma il dolore è ogni volta così lancinante che non riesco a farne a meno. Babbo mi sta facendo le iniezioni protettive, nel tentativo di proteggere il mio già così fragile corpo. Sono appena tornata da una cena a casa di Paolo e Simona e ancora, nonostante il Difmetré, sento ogni fibra del mio corpo pervasa da questa sensazione di dolore mista a stordimento. Il risultato del mio essere, giocoforza, una drogata legalizzata. Leggo sulle istruzioni che una supposta contiene: principio attivo indometacina mg 25, caffeina mg 75, proclorperazina dimaleato mg 4. Ecco di che cosa mi faccio quasi ogni giorno. Porto sulle spalle il peso degli ultimi giorni, o meglio, sulla testa. Mi chiedo perché questo ritorno in grande stile della mia terribile compagna emicrania. Ancora una volta cerco di proteggermi dai suoi assalti con mille accorgimenti per poi capitolare e sventolare bandiera bianca. E’ sempre lei a vincere la partita, non riesco a metterla alla porta. Nonostante tutto stasera ho cercato di non farmi soffocare dal dolore e godermi una piacevole serata con un pezzo di famiglia che mi ha donato il dolce sapore dell’appartenenza. E mi sono anche bevuta un bel rosso di Montalcino, alla faccia dei consigli della Lichkok, come la chiama Riccardo.
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