domenica 7 ottobre 2007

Lacrime

Avevo scritto alcune righe di getto, dopo la tragedia di quindici giorni fa. Non le avevo pubblicate, semplicemente perchè ad Orbetello non posso collegarmi e a scuola tutto fa acqua, persino una semplice connessione in rete. Le pubblico adesso, per non dimenticare il dolore di quei giorni.

"Ho parlato un po’ di vita e di morte ai miei studenti di prima, proprio nei giorni scorsi. Un’introduzione alla filosofia non può che contemplare simili questioni, soprattutto se è Savater il filosofo che ti offre la chiave di ingresso da fornire ai tuoi ragazzi. Nel suo testo di iniziazione alla filosofia, “Le domande della vita”, racconta che il suo amore per questa disciplina è nata dopo essersi accorto che, nolens volens, sarebbe andato incontro alla morte. Prima o poi la nera signora avrebbe colpito anche lui, avrebbe bussato alla sua porta, senza chiedersi educatamente se fosse o meno pronto a questa necessità. Ne abbiamo discusso, tutti insieme. E ci siamo chiesti se è proprio come dice Savater, se una vita senza domande, senza stupore, senza la meraviglia aristotelica, non sia davvero un anestetizzarsi, un rinunciare alla vita in attesa della morte. E poi abbiamo parlato dell’ingiustizia di Anassimandro, l’espiazione di quella colpa nella distruzione dell’esserci, e abbiamo proprio riflettuto su quell’ingiustizia cosmica su cui scrive il filosofo milesio. E ripenso ai loro occhi adesso, adesso che questa ingiustizia si è fatta palpabile, adesso che le domande trovano ancora meno risposte, adesso, attoniti in un abbraccio consolatorio. Spero di riuscire a fare del mio meglio, senza varcare i limiti come di solito faccio, ma assicurando una presenza che possa almeno scaldare un po’. Ci vorrà un po’ per riprendere i ritmi di sempre, ci vorrà un po’ per distogliere lo sguardo da quel banchino….banchino che non so che fine farà….decideranno i ragazzi tutti insieme, su tutto. Noi dobbiamo solo aspettarli…ed amarli come sempre. "

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