mercoledì 13 agosto 2008

A casa

Eccomi di nuovo a casa. Lascio che le energie sprigionate da Berlino e dalla vacanza al mare rilascino gradualmente il loro effetto benefico fino alla fine dell'estate e mi sollevino un po' da terra, dandomi quella leggerezza che spesso mi manca e che fa essere più incerto e goffo il mio procedere. Sono di nuovo a casa, sono di nuovo in Maremma. Ho finalmente lasciato la tana sulla laguna e spero di rinchiuderci dentro anche tutta l'amarezza che gli ultimi giorni di esami mi hanno regalato; speravo di non avere più a che fare con quella scuola, illudendomi di altre possibilità, invece mi trovo a sperare in quell'incarico orbetellano, almeno per lavorare ed assicurarmi un orario (e quindi uno stipendio) completo. In attesa di destinazione mi godo, finalmente, la mia terra e ne assaporo ogni aspetto, gustando il piacere di sentire che le mie radici si stanno irrobustendo ed ancorando al terreno e che la mia mente ha finalmente da tempo abbandonato chimeriche fughe oltre Manica. Già a Berlino ho rafforzato il mio ancoraggio, con quell'amico toscano che mi parlava la lingua di mia nonna, adesso costretta muta, abbandonata dalla mente ma non dal cuore che, tenace, si rifiuta di fermarsi. Che bello risentire la melodia di una lingua antica, dimenticata oramai anche da mio padre che ha sorriso quando ho ripreso i lemmi del suo vocabolario di bambino. “L'ho già marimesso”: “marimettere”, ovvero, in gergo poggibonsese, “aprire per la priva volta”; così in un origami mentale per le strade di Berlino mi sono costruita tutta una chiacchierata con nonna Miranda in un gergo che credevo dimenticato, mentre Francesco invitava Alida a portarsi qualcosa di pesante, “perchè la sera c'è i' ventolino” e anche a Berlino dopo le dieci “si zizzola”.
Ancoraggio che si è fatto più forte anche su quegli scogli liguri, in quell'entusiasmo di adolescenti a goderci finalmente dieci giorni senza interruzioni, treni, arrivi e partenze. E che si fa ancora più tenace di fronte al corpo di mia madre, che sembra chiedermi una maggiore vicinanza, un affetto manifesto e sfacciato, una presenza che scaldi e rassicuri. Anche lei mi sente più sicura e meno sfuggente e la vedo tranquilla, per quello che può, con la battaglia che sta combattendo. E io sono qui e lei adesso lo sa che me ne andrei solo per una città che, anche se non parla la mia lingua, parla la sua. E forse ci andrei anche per sentirmela per sempre vicina.

“Tutti mi dicon Maremma Maremma
e a me mi pare una Maremma amara
l'uccello che ci va perde la penna
io c'ho perduto una persona cara
sia maledetta Maremma Maremma
sia maledetta Maremma e chi l'ama...
Sempre mi trema il cor quando ci vai
perchè ho paura che 'un torni mai
sia maledetta Maremma Maremma
sia maledetta Maremma e chi l'ama...”
("Maremma amara", canzone popolare toscana)

6 commenti:

rompina ha detto...

mi commuovi sempre.
mi colpisci in maniera profonda, sempre.

t'auguro di (ri)mettere radici e di lasciare il tuo affetto libero di fluire come fa il sangue nelle vene...

un abbraccio...e bentornata!!! ;o)

Anonimo ha detto...

Bentornata a scrivere...leggerti per la mente è come una bella bibita rinfrescante in questa estate torrida...rigenera...
un bacio

Bra ha detto...

Sento serenità nelle tue parole e questo mi rassicura.

Bk ha detto...

Bentornata!
Un bacio Bk

Anonimo ha detto...

Ciao Barbara,cercando Bonnefoy sono capitata nel tuo blog e ho letto il tuo profilo..Credo che ci somigliamo...sai darmi qualche dritta sull'iter da seguire per l'insegnamento? Pare la SSIS l'abbiano sospesa quest'anno..io sono laureata in lingue e l'unica cosa che vorrei fare è insegnare, oltre a continuare a scrivere. Ti faccio in bocca al lupo per tutto e salutami la Toscana, in parte mi sento una nativa (mia mamma è di Grosseto, ma io abito in Ancona).
Spero di sentirti.
Silvia.

Anonimo ha detto...

grazie ancora della bella "rimpatriata"........serata davvero speciale!!!
baci

Pascal Michela e bacio da fede alla sua BABBA