giovedì 5 ottobre 2006

Emicranie e partenze

Sono giorni che sto combattendo con la mia solita terribile emicrania che sembrava avermi lasciato tranquilla, quanto meno nei mesi londinesi. E’ ancora tremendamente violenta ed impetuosa, con il suo colpirmi per giorni interi, facendosi pesante sulle mie povere tempie ed arcigna, resistente a qualsiasi farmaco. Così anche oggi, appena tornata da scuola, mi sono appoggiata sul divano nel tentativo di placarne l’arroganza, subito dopo aver lasciato a mamma l’onore di punzecchiarmi con una iniezione e sentirsi così un po’ meno malata, non essendo lei, almeno per una volta, l’oggetto dei queste piccole torture. Dovrei studiare per i miei ragazzi e riguardare le lezioni di domani, ma non ce la faccio proprio e non solo per questo dolorosissimo mal di testa. La situazione adesso è davvero pesante, a volte apparentemente ingestibile. La mia attuale vulnerabilità deve oggi confrontarsi, non solo con la malattia di mia madre, ma anche con una serie di dolorose partenze. Ogni persona a me cara che lascia Londra e se ne torna in Italia non fa che richiamarmi alla mente la sofferenza per quel distacco. Risento viva la violenza di quella separazione, con le mie radici che reagiscono allo strappo, come a non voler abbandonare il terreno, così coraggiosamente conquistato. Ma è un’altra partenza che oggi appesantisce i miei giorni, che mi lascerà sola a vivere uno spazio che ero abituata a pensare al plurale e che adesso dovrò abituarmi ad abitare da sola. Spero che quelle pareti riusciranno a contenere il mio malessere e ad alleggerirlo un po’, senza appesantirmi ancora di più.
Mentre sto scrivendo e mentre una leggera brezza invernale entra finalmente dalle finestre, cerco di godermi mia madre che sembra stare leggermente meglio rispetto alla scorsa settimana e resto incantata di fronte all’affetto che mio padre le dimostra quotidianamente, nel nome di un amore che dura da più di quarant’anni e che io osservo stupita ed ammirata.
Domani se riesco faccio un salto a Pisa a dormire da Gio, senza il cui aiuto tutto questo sarebbe davvero insopportabile. Sempre se la mia emicrania decide di lasciarmi libera, almeno per un giorno.

“E ora le tue labbra puoi spedirle ad un indirizzo nuovo
e la tua faccia sovrapporla a quella di chi altro
ancora i tuoi quattro assi bada bene di che colore sono,
li puoi nascondere o giocare con chi vuoi…o farli rimanere buoni amici come noi”
Francesco De Gregori, Rimmel.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Cara viaggiatrice,
auguro alla Tua famiglia di raggiungere velocemente la serenità della costa che in questo momento il mare in tempesta tiene lontano. E auguro a Te di trovare il coraggio e la lucidità per capire che quello che tanto si cerca in questa vita altro non è che la normalità.
La felicità spesso non si alimenta di mondi sconosciuti, di persone estranee o di vestiti improbabili che tentiamo di cucirci addosso.
Ed il passato, per quanto sia ancora prepotentemente presente, non porta via con sè le aspirazioni ed i desideri anche se irrealizzati. C'è sempre un futuro prossimo in cui il sole splende ancora, e che potrà vedere concretizzato quello che pensavamo non volere più, magari dicendoci di non averlo mai voluto. Un bacio.

Barbara ha detto...

Grazie davvero per le tue parole, che così tanto mi hanno fatto riflettere. Hai capito proprio tutto, grazie.
Barbara