mercoledì 3 aprile 2013

Con l'infinito nel palmo della mano



Sono a letto con un terribile mal di pancia. Mamma diceva sempre che le mestruazioni dolorose fossero un brutto inconveniente dell’essere donna ma che presto mi sarebbero tornate utili, come a lei, nel rendermi più sopportabili le contrazioni del parto e i suoi consigli su come stemperare i dolori, tisane di melissa e borsa dell’acqua calda, reggono ancora ai segni del tempo. Ho provato a studiare oggi pomeriggio ma faccio fatica a rintracciare un minimo di concentrazione necessaria e vacillo di fronte ad obiettivi sbiaditi, di cui a stento percepisco il perimetro. Adesso, dopo che il rumore assordante dei lavori alla facciata del palazzo si è finalmente spento, cerco di concentrarmi sulle emozioni di questo ritorno, sugli incontri di questi giorni londinesi, sui profumi di strade terribilmente familiari. Penso ai miei arrivi e alle mie partenze. Penso a tutte le volte che ho dovuto scegliere. Penso a tutte le altre volte che qualcuno ha scelto per me.  Le mie partenze da Londra hanno sempre avuto un profumo di sottofondo e una colonna sonora. Nel 2003 partivo da sola, da Gatwick, e avevo addosso il profumo della casa di Camden e nelle orecchie l’allegria di quel gruppo americano che ancora oggi canticchio per alleviare la malinconia e per sentirmi ancorata a quei giorni.
Tre anni dopo sono partita da Stansted, con Giovanna, in un volo Rayanair acquistato di fretta per riuscire ad essere a casa il giorno prima l’operazione di mia madre. Lì non c’erano profumi, non c’erano musiche ad accompagnare un distacco vissuto come un esilio forzato, violento, ingiusto. C’era solo una paura che paralizzava ogni pensiero e che toglieva il fiato.
Quest’ultima partenza è stata accompagnata dal profumo di un cornetto alle mandorle mangiato in aeroporto e dalla musica di Gabriel Yared. E da tanti pensieri. Ogni partenza da Londra trabocca malinconia. Questa, forse, più delle altre volte. Perché mi sembra di darmi un obiettivo irrealizzabile, difficile, non più alla mia portata.  Mi guardo il viso e vedo le rughe di una donna che ha quasi quarant’anni. Poi penso che sto chiedendo a me stessa uno sforzo che potrebbe dare una mia studentessa di poco più di vent’anni: imparare bene una nuova lingua, reinventarsi un lavoro, magari fare un nuovo dottorato, prendersi un anno di aspettativa, provare, di nuovo. Tentare, senza paura. E con la consapevolezza che, questa volta, avrei il paracadute per salvarmi e tornare indietro. E come al solito di fronte a simili pensieri mi paralizzo in una immobile fissità: apparentemente sensate, simili prospettive mi sembrano ormai fuori tempo. Oggi mi sento vecchia, nonostante il mal di pancia sia lancinante come quando avevo quindici anni.  
Mi domando se continuerò sempre a rincorrere quello che non ho, mi chiedo se sarò continuamente alla ricerca di un nuovo obiettivo, mi interrogo su quanti nuovi tortuosi cammini saprò disegnare con le mie stesse mani, di fronte a quanti altri bivi dovrò ancora arrestarmi, senza tema di perdermi. Ma poi però capisco che una vita immobile, diversa da quella che vivo io, sempre in movimento, sempre insoddisfatta, sempre alla ricerca sarebbe di una noia mortale. Più semplice, senza dubbio, ma terribilmente noiosa, e assolutamente non mia. Allontano la borsa dell’acqua calda perché mi sto sciogliendo, mi accorgo che i muratori sui ponteggi hanno finito di smartellare, mi alzo e prendo dall’ultimo ripiano della libreria un libro amatissimo di Gioconda Belli. Penso a Londra, alle persone che ho incontrato, a quell’entusiasmo autentico, sincero e sfrontato che mi ha accolto appena arrivata in città e capisco che non posso fare altro che questo: vivere in questo lembo di Maremma, in questa città a pochi chilometri dal mare e tornare, ogni volta, appena posso, appena ho tempo, appena ne ho voglia. A respirare di nuovo aria di casa.

«“Ma tu  e Adamo, a differenza di tutte le altre creature dell’Universo, avete la libertà di decidere ciò che volete. Siete liberi di mangiare o non mangiare i frutti di quest’albero. Elohim sa che la storia comincerà solo quando avrete fatto uso di questa libertà, ma come vedi ha paura che lo facciate, perché teme che la sua creazione finirà per assomigliargli troppo. Preferirebbe contemplare per sempre il riflesso della sua innocenza. Per questo vi proibisce di mangiare questi frutti e di essere liberi. Ma forse la libertà non è per voi. Guardati, il solo pensiero ti paralizza”.
“Sembra che tu voglia farmi mangiare questi frutti.”
“No, invidio solo la tua possibilità di scegliere. Se mangerete questi frutti tu e Adamo sarete liberi come Elohim”.
“Tu cosa sceglieresti, la conoscenza e l’eternità?”
“Io sono un Serpente e come ti ho già detto non posso scegliere”»
(G. Belli, L’infinito nel palmo della mano)





26 commenti:

Catilina ha detto...

Here U're?

Catilina ha detto...

Either your smell i can also feel your fears, and they become my obsession! Why again?

Barbara Sandrucci - ha detto...

Catilina, why again?
Penso che questo sia l'unico periodo della mia vita in cui non ho paura.
Non ho paura, non ho paura di niente, non ho più paura di me stessa. Non ho paura neppure di un'idea folle. Ho ripreso a scrivere, sono uscita dalla caverna. Tornata all'autenticità, finalmente mi riconosco...in quello che faccio, in ciò che penso, in ciò che sogno. It's the facts that count.

Catilina ha detto...

E' un pò atitetico rispetto a quello che hai scritto in "Immersioni"...ma vado a leggere il tuo nuovo post!

Barbara Sandrucci - ha detto...

ma non penserai mica che questo blog individui un percorso coerente?????? I miei post, dal 2006 a oggi, individuano un percorso tortuoso e niente affatto lineare. Ho solo paura di non farcela...Piuttosto, ma tu chi sei??????

Catilina ha detto...

CURIOSA....come me del resto...

Catilina ha detto...

Prova a descrivermi...a parte un paio in lingua i commenti degli ultimi giorni sono tutti miei!

Barbara Sandrucci - ha detto...

Descriverti? Mi sembra un giochino della settimana enigmistica. Scusa l'invadenza, pensavo solo ci si conoscesse già. Comunque grazie della lettura attenta e costante.

Catilina ha detto...

Non devi scusarti di niente, l'invadenza casomai è la mia ma sai, quando fai un blog ti esponi a certe occasionalità....e l'occasione fa l'uomo ladro...

Catilina ha detto...

secondo te ci conosciamo?

Barbara ha detto...

Se ci conosciamo mi piacerebbe saperlo. La mia e-mail è comunque nel profilo. A mio modesto avviso non credo che il blog possa diventare lo spazio per contatti personali. E' un luogo simbolico dove scambiare idee.

Catilina ha detto...

Una mail non mi permetterebbe di conservare l'anonimato...

Catilina ha detto...

I contatti personali si hanno fisicamente questo è un contatto virtuale dove anche lo scambiarsi un vezzo può essere un modo di commentare, di capire o di far capire un'idea, non necessariamente quest'idea deve essere drammatico-cultural-politica...comunque ci conosciamo

Catilina ha detto...

Già a letto?

Barbara ha detto...

Di solito le persone che seguono le mie scritture strampalate si firmano e non chiedono di mantenere l'anonimato. A maggior ragione quelle che mi conoscono. Ma evidentemente a te fa più piacere così. Volevo solo evitare di ingolfare il blog con una corrispondenza privata.
Come vedi io non ho nulla da nascondere ed a volte, quando faccio tutto di fretta e non controllo, posto con l'account del blog didattico, dove appare il mio nome e cognome. Le cose che voglio nascondere so come tenerle celate. Il blog non è un secchio della spazzatura dove vomitare tutto e forse anche per questo a volte i miei post sembrano contraddirsi o eludersi a vicenda.
E comunque non ho detto che questo debba essere uno spazio solo "drammatico-cultural-politico". Ben vengano i vezzi, gli scherzi e le battute. A volte mi sento pesante come il piombo. Le persone che conosco non si sognerebbero neppure di non palesarsi al mio sguardo. Almeno le persone che conosco e a cui ho comunicato l'indirizzo del mio blog (tranne una....forse....ma le intuizioni non sono il mio forte e forse mi sto solo sbagliando). Comunque, welcome.

Catilina ha detto...

Forse mi devo davvero scusare per questa mia intromissione, ma il leggere quello che scrivevi mi aveva sollecitato a ficcare il naso, spero cmq di aver contribuito a qualcosa, non c'è tante gente che fa volare quel dono che abbiamo che si chiama cervello...

Catilina ha detto...

Non avevo bisogno che tu pubblicassi il tuo cognome!

Barbara Sandrucci - ha detto...

I blog sono fatti apposta per le intromissioni. Ti ho solo chiesto di dirmi chi sei perchè mi sembri molto attento a queste pagine virtuali. Ma la riservatezza è dono prezioso e irrinunciabile. Ciao.

Catilina ha detto...

La mia riservatezza non è solo quella del nome ma anche quella di esprimere talune idee e sentimenti personali fornendo all'interlocutore consigli e vissuti e anche cultura e il tuo blog ne è pieno....sono molto felice per essere tornato a leggerti dopo qualche anno...e vedere che l'entusiasmo non sia cambiato...la mia è una delle teste più mòtili degli ultimi 20 anni, ha dato colpi da tutte le parti, ma è sempre in prima linea, l'istinto di conservazione è troppo forte...

Catilina ha detto...

E una parte delle mie riservatezze ce l'hai tutte tu...

Anonimo ha detto...

Scrivi il nome di una via...

Barbara Sandrucci - ha detto...

Dio mio...mi sembra un rebus!! Compra una vocale! Mi dispiace, ma se vuoi trovarmi sai dove sono. Adesso subentra la mia riservatezza. Non voglio che altri leggano questa specie di carteggio. Se davvero ho raccolto parte delle tue riservatezze e confidenze, non devi essere incontro che non ha lasciato il segno. Se è l'incontro a cui sto pensando, sei in debito, ricordalo sempre. Perchè il tempo, intanto, (non) crea eroi.

Catilina ha detto...

Ho vissuto la mia vita con la sensazione di essere in debito, anche quando non era cosi, non sarebbe una novità, ma sono comunque una persona ricca...ma sola...anche il mio profilo fb è aperto a tutti...ma è anche in pvt..

Barbara Sandrucci - ha detto...

Non hai risposto, sfuggente. Sei tu che ti sei catapultato in questo spazio, io sto solo andando avanti a congetture. E, a dirtela tutta, spero proprio che le mie ituizioni siano sbagliate e dovute a un gran sonno e al troppo studio. Io ho una e-mail e un profilo pubblico e accessibile, con il mio nome e cognome. Chi vuole trovarmi, sa come farlo, senza tanti rebus e domandine. Non mi va di seguire indizi, mi sembra di essere in un film giallo. Se vuoi dirmi qualcosa hai tutti gli strumenti per farlo, senza nasconderti dietro un nickname che dice tutto e nulla. Io sono una persona abbastanza educata (quando non si tratta di politica) e non capisco il tuo timore. Adesso vado a dormire, perchè domani entro a scuola presto. Buonanotte.

Barbara Sandrucci - ha detto...

Mi viene da ridere: chi passerà da queste pagine penserà che si tratti di un blog pieno di lettori, visto il gran numero di commenti. Invece è tutta una corrispondenza incomprensibile tra me e un unico (ma attento) lettore. Povero blog, ho perso tutti gli affezionati in questi anni di silenzio. Se non ci fossero coloro che sono i due grandi pilastri e sostegni della mia vita, Giovanna e Nino, che mi leggono sempre con scrupolosa attenzione, potrei anche chiudere battenti. Ma come si dice...si scrive per sè e non per gli altri. Notteeeeee!!!!!

rompina ha detto...

alcuni non si perdono...passano dopo mesi, anni...ma ripassano sempre... :)
ciao Barbara, un abbraccio

Laura