sabato 23 marzo 2013

Ripartenze



Stasera mi chiedo dove possa trovare consolazione. Ascolto Gabriel Yared e penso alla strada percorsa in questi mesi e a come spesso mi senta con violenza ricacciata indietro. Da me stessa, più che dagli altri. Dalle mie paure, quelle urlate, scritte, macerate nei miei silenzi e quelle nascoste, inconfessabili, sempre pronte a paralizzarmi. Mi viene in mente la lezione sull’eleatismo che ho fatto qualche mese fa ai miei ragazzi. Allo sguardo parmenideo paragonato a quello della Gorgone che pietrifica la mondanità del fenomenico e toglie valore al reale. A volte mi sembra che sia proprio questo lo sguardo che rivolgo a me stessa e a questi quasi quarant’anni. Riesco così sapientemente a immobilizzarmi fino al punto da nullificare il presente. Mi sento come lacerata dalla tensione che mi rimanda verso un passato che non si esaurisce, che mi respinge indietro con il peso ingestibile dei miei anni e da una folle proiezione verso un domani assolutamente incerto. Nonostante tutto, nonostante questo lavoro che tanto ho desiderato e che oggi mi appare dai profili sbiaditi e illeggibili.  Mi sottopongo alla violenta tortura di essere tirata da ogni lato, di essere squartata da traiettorie invisibili che mi scaraventano in spazi abitati della mia memoria, che mi costringono a una giostra infinita tra passato, presente e futuro, impedendomi di essere qui, ora. So che la paura è alleata pericolosa e cattiva consigliera. Ma oggi è difficile dare un nome alle mie paure.  Ho stampato la carta d’imbarco per il volo di mercoledì. Dopo giorni di autentico entusiasmo, stasera percepisco il terrore di questo ritorno, anche se solo per pochi giorni. Sabrina dice che a Londra farà freddo anche a Pasqua e che, a scanso di un miracolo, dovrò partire con maglioni di lana, piumino e scarpe anti-pioggia. Come quando venne mia madre, per festeggiare il mio ventinovesimo compleanno. E io che mi volevo portare le scarpe da tennis per correre ad Hyde Park, visto che il mio albergo è a pochi metri da lì. Mi chiedo come sarà, ma soprattutto come tornerò. L’ultima volta che ho camminato su quelle strade e ho respirato gli odori della mia città  avevo accanto l’antidoto ai miei timori. Adesso sarò sola, senza un abbraccio e sprovvista di ogni protezione. Mi chiedo se davvero riuscirò a disegnare, magari durante una passeggiata ad Hampstead, non solo le trame del mio ieri, ma anche  i contorni del mio presente. Stasera mi sento disarmata di fronte a questo nuovo cammino in solitaria, di fronte a questa strada scoscesa di cui non percepisco la traiettoria. Scrive Alessandra e mi regala un po’ di sollievo. Dice che sono “una forza della natura”, che ce la farò. Vorrei tanto averla di nuovo dietro a quel banchino, impaurita e ansiosa come lo è ancora oggi, e capire che la fatica è quella di tutti. Ma oggi la mia vita mi sembra come le corse degli ultimi giorni lungo l’argine del fiume, sempre contro vento.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao blogger, non ho mai fatto mia la necessità e il fine per il quale un blogger scrive in quanto non sento di poter assumere dai commenti altrui delle soluzioni o dei suggerimenti che mi si addicano. Però è bello leggerli, i commenti degli altri, e a volte anche aspettarseli. Sei un'insegnante di filosofia, tutte le citazioni di storia della F. e di vari pensatori, presenti nel tuo blog appartengono al periodo greco e presocratico, evolviti alla latinità(Seneca), alla filosofia della persona, alla forza interiore che ognuno di noi si crea con l'esperienza, perchè è l'esperienza che ci permette di essere in grado di optare, non di esprimere giudizi, ed è ancora l'esperienza che ci fa essere in grado di ricercare ciò che ognuno di noi necessita da ciò che lo circonda..."la fatica e la continua veglia, le notti affannose e i rimpianti e gli amori; tutto quanto d'altro ha nuociuto al corpo o all'animo dispone la malata volontà alle lamentele" De Ira,2,20,1 e io aggiungerei "e offusca la capacità di delineare il nostro profilo". Secondo me non devi cercare molto, devi porre fermezza su quello che pensi sia il tuo obiettivo, convogliare le tue energie univocamente, ciò che rientrerà fuori dai tuoi obiettivi non potrà distogliere la tua convinzione nella riuscita! Tanti anni fa una persona mi scrisse(cito testualmente a memoria)"Un amore andrebbe guardato e riletto cento volte, fino a poterne parlare senza affanni,quando le più grosse ferite non riescono più a far male" e quando ti lasciano margine di scelta..Buona Fortuna!

Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

Che inglese difficile...

Barbara ha detto...

Grazie per il riferimento a Seneca. Assolutamente prezioso. E grazie anche a chi mi segue con pazienza e commenta in inglese. In questa fase di recupero di confidenza con una lingua abbandonata negli anni è musica e poesia.

Anonimo ha detto...

Ciao blogger!E tu che di là mi avevi dato dello scarno....

Anonimo ha detto...

I've been so near to you that i could feel your smell!

Anonimo ha detto...

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