lunedì 16 giugno 2008

Scene di fine anno

Mi sono chiesta, in questi giorni, se io abbia o meno scelto questo lavoro perché mi concede una periodica regressione all’adolescenza, perché mi permette di mantenere vitali i ricordi che mi legano a quei giorni. E mi guardo/ricerco in loro. Certo non è così facile, vista la distanza che separa i nostri anni dai loro. Ma alla fine, al di là di una spessa coltre di travestimenti, le loro paure sono state le nostre, i loro sogni hanno albergato anche nei nostri viaggi ad occhi aperti e le loro ansie hanno reso tormentate le nostre notti.

Prima scena – Non so perché ma le bimbe di prima classico arrivano a scuola prestissimo, intorno alle 7.40. Mi sono chiesta, per tutto l’anno, perché stiano ad aspettare il suono della campanella per un tempo così dilatato. Strano, loro che considerano i minuti di sonno sacri ed intoccabili. Così ripenso alle mie attese davanti al cancello in attesa che il mitico Pampaloni aprisse la porta, per sgattaiolare dentro e sperare nella puntualità di Cristina e anche nella sua umanità nel passarmi la versione di latino o gli studi di funzione. E con la mente a quasi venti anni fa, mi chiedo che cosa ci facciano sulle scale così presto, loro che si passano tutto “via messenger” o via e-mail, con quegli indirizzi poetici o inquietanti…Li guardo ciondolare sulla scalinata davanti alla porta, ricercare in quella sigaretta penzolante dalle labbra una adultità negata dall’anagrafe e ricercata nei gesti simbolici dei grandi, con quei pantaloni che scendono sulla vita e lasciano in mostra le mutandine colorate, con quelle pance scoperte anche nei giorni rigidi dell’inverno, con quei pacchetti di Marlboro che spuntano dalla tasca dei jeans e quelle dita che scorrono velocissime sulle tastiere dei cellulari. Li guardo con quelle cuffiette sempre incastonate nelle orecchie, con quegli I-pod sempre più tecnologici, sempre più potenti, sempre più colorati. Li ascolto mentre modulano il loro dialetto ostentato, mentre inventano lemmi di un nuovo vocabolario intimo e clandestino, mentre si nascondono ai nostri sguardi da adulti. E allora mi chiedo: ma non è, il mio, il lavoro più bello del mondo?

Seconda scena – Mi macchio del peggior difetto per un insegnante: la parzialità. Decido, dopo essermi arrovellata per giorni, di fare un regalino alle mie due “Alunne”, quelle con la A maiuscola. Mi sono sempre impegnata nell'essere obiettiva e, di fronte, ad una particolare simpatia e ad uno affetto marcato ho sempre peccato per difetto e mai per eccesso, magari ho tolto, più che regalato qualcosa. Ma l'affetto non può essere imparziale e i ragazzi non ti danno, né ti chiedono, allo stesso modo. Ho regalato libri, ovviamente, libri diversi, come diverse (direi opposte) sono le destinatarie. Mi chiedo ancora se abbia fatto bene oppure no, se un insegnante può smascherare le sue emozioni. Poi mi dico, “cazzarola Barbara” ma se tu facessi un po' le tue scelte senza macerarti dietro errori presunti, senza scandagliare le tue azioni alla ricerca del passo falso, senza ruminare continuamente sui tuoi pensieri? Comunque A. ha già scritto e dice che trova il libro “incantevole”.

Terza scena – I ragazzi di terza si abbracciano e piangono. E' chiaro, per loro, che questo ultimo giorno di scuola significa la fine di un capitolo. E sono più spaventati che entusiasti a questo cambio di scena. Io li guardo e penso come si farà a far sì che questa classe sgangherata non abbia un tracollo alla prova di greco e riesca a non affondare all'orale. Che classe, che agglomerato di “casi particolari”, come amano definirsi loro. Li guardo e mi chiedo quando cominceranno ad uscire da questo stato indefinito e torno con la mente alla mia indeterminatezza dei loro anni. Cerco di immaginarli fra vent'anni, invento le loro vite in un prossimo futuro, mi nascondo in una trama di ricordi e vado via da quelle aule, da quel continuo brulicare e canticchio una canzone della mia adolescenza:
“Compagno di scuola, compagno di niente, ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu...”

7 commenti:

Bk ha detto...

Fai veramente il lavoro più bello del mondo...
Sei lì dove ancora si può fare qualcosa, lì dove ancora qualcosa da assimilare forse c'è.
Che libri hai regalato?
(sono curioso...)
Un bacio Bk
Ps: se ti va di fare due chiacchiere qualche volta il mio contatto msn è l'email sul profilo.

rompina ha detto...

sottoscrivo l'invito in msn di bk...nel senso che trovi il mio contatto nel mio profilo.

per il resto...mi hai riportato indietro all'ultimo giorno di liceo, all'epoca ero davvero contenta...mai sopportato compagni e professori, ho sentito un po' di nostalgia per i luoghi invece...
sentivo che stava finando un'epoca, ma guardavo con fiducia verso il futuro.
ora mi guardo indietro con sguardo tenero, ma non so se tornerei in quelle classi, tra quei banchi...
certo avrei dato il mio braccio destro per avere almeno un professore che amasse il suo lavoro cosi' come tu ami il tuo...
questo e' il vero rimpianto...avere avuto a che fare per la maggior parte con frustrati.

sono contenta di ri-sentirti.
le tue pagine, o meglio, l'abitudine alle tue pagine, mancava da un po'. :o)

Anonimo ha detto...

Meno male tu sia tornata a scrivere, così noi siamo potuti tornare a leggerti, che bellezza le scene che hai descritto, mi hanno catapultato indietro nel tempo e ho rivisto 1 ragazzo ai tempi un pò impacciato che ora è diventato uomo grazie anche a professori/professoresse con l'entusiasmo e la passione per il proprio lavoro come ce l'hai tu (certo non tutti)
grazie davvero delle emozioni...
ti bacio e ti abbraccio

Anonimo ha detto...

Ciao Babi, leggendo la seconda scena mi è tornato in mente il mio prof di diritto di 5° commerciale. Con lui c'era un rapporto diciamo di confidenza, più o meno aveva la tua età e come prof era giovane. Anche a me, lui, ha regalato un libro e dentro c'era una lettera che per diversi anni ho continuato a leggere. Hai fatto bene, perchè fare un regalo a qualcuno a cui in qualche modo vuoi bene non si può dire parzialità (anche se sono tuoi studenti), ma solo attaccamento alle persone che valgono e soddisfazione.
A presto, Francy

Anonimo ha detto...

anche la mia professoressa con la P maiuscola mi ha regalato un libro con dentro una lettera.. penso che sia il piu' bel regalo che si possa ricevere, e' qualcosa che rimane e che ti fa star bene o male, che ti provoca ricordi incancellabi.. il libro che mi e' stato regalato e' "la strada", mi rappresenta, la voglia di liberta', di rivoluzionare il mondo.. ho solo 15 anni, ma rileggendo quelle parole di quella lettera piango e le lacrime stanno cancellando le parole ma resteranno sempre incise..

Barbara ha detto...

Grazie dei commenti: bk, i libri che ho regalato sono "il secolo breve" di E.J. Hobsbawm e "Memorie di una ragazza perbene" di Simone de Beauvoir. Tanto diversi, come le destinatarie del mio pensiero.
Grazie Rompina, farò presto un salto da te...

Barbara ha detto...

Grazie dei commenti: bk, i libri che ho regalato sono "il secolo breve" di E.J. Hobsbawm e "Memorie di una ragazza perbene" di Simone de Beauvoir. Tanto diversi, come le destinatarie del mio pensiero.
Grazie Rompina, farò presto un salto da te...